Il pensiero nelle Sculture di Diego De Minicis



Settanta anni sono trascorsi dalla morte di Diego De Minicis, avvenuta a Filonowo, in Russia, durante un’aspra battaglia, il 22 Agosto 1942. Una granata esplosa al bordo della trincea ha scaraventato a terra De Minicis e il suo attendente Nazareno Traversi.

Traversi si rialza, corre immediatamente da Diego De Minicis ma con angoscia si rende conto che non c’è più nulla da fare: una profonda ferita all’addome lo aveva riportato nel mondo dello Spirito1 a soli 29 anni di età.

Era morto in solitudine ed il suo funerale ebbe il carattere della sobrietà e dell’essenzialità, così care allo scultore. Aveva infatti parlato della morte in due opere: l’Assalto all’Avanti e il Bozzetto del Monumento a Filippo Corridoni.





Figura 1: Assalto all’Avanti, opera perduta.





Figura 2: Bozzetto del monumento a Filippo Corridoni

Museo Diego De Minicis, Petriolo





Il morente, in De Minicis, è un uomo solo con il suo destino e privo di qualsiasi segno retorico; è un uomo che si accascia su se stesso ed esprime la naturalità della morte. Se l’uomo morente sarà poi celebrato come eroe, allora una seconda figura, aulica e rigida come si addice ad una cerimonia pubblica, seguirà il morente. Dopo aver osservato per lungo tempo queste opere dello scultore, ho visto in queste sue rappresentazioni della morte il VERO, l’ESSENZIALE, sfrondato da tutti i luoghi comuni che in genere si associano all’evento. Ma, a mio avviso, si può vedere ancora di più: quei contrasti tanto cari allo scultore, l’elastico vigore della vita ed il sereno scivolare verso l’ignoto, l’aulicità retorica della cerimonia e l’abbandono totale degli orpelli.

Dato che lo scultore ha avuto dal destino pochi anni per maturare le sue potenzialità, è su questi aspetti concettuali delle sue opere che occorre focalizzare l’attenzione per capire il livello a cui era giunto. E sul piano puramente estetico quei forti contrasti tra i corpi atletici dei combattenti (figura1) e il corpo del morente e tra la rigida aulicità della vittoria e il corpo del morente (Figura2) sono un altro elemento da prendere in considerazione in una valutazione del suo linguaggio. Anche l’aver posizionato (figura1) Spadoni morente completamente a sinistra ha un suo significato: il vivere e il morire pur facendo parte di un unico progetto cosmico, sono due momenti contigui ma separati in cui l’ELASTICITA’ di un corpo vitale implode nel morbido abbandono di un corpo che si accascia. Tutto ciò è poesia, e poesia è anche quel volto di Corridoni morente che perde lo sguardo verso il Cielo.



Figura 3. Il volto di Corridoni morente

Museo Diego De Minicis, Petriolo



Osservare De Minicis implica che si è pronti a cogliere questi aspetti concettuali nella sua opera.

Il suo frenetico pensare, il suo scavare nel suo animo lo possiamo osservare anche in una delle due stazioni della Via Crucis, che ci ha lasciato. Notiamo che il Cristo non è rappresentato come uno si aspetterebbe, cioè sofferente per la fustigazione subita, ma è rappresentato come punto di riferimento per l’Umanità, che si alza da terra e tende verso di Lui.



Figura 4. I stazione della Via Crucis

Museo Diego De Minicis, Petriolo



Questi sono gli indizi di quelle potenzialità artistiche che una morte rapida e solitaria non ha permesso di sviluppare.

Se si è alla ricerca di linguaggi estetici nuovi, che stupiscono, non è possibile trovarli nelle opere dello scultore De Minicis; infatti la ricerca di nuovi linguaggi necessita di un tempo più lungo di quello a lui concesso. Il suo linguaggio estetico è quello di quel periodo, della scuola di Francesco Messina. Ma se si è alla ricerca di PENSIERO scolpito, se si vuole provare stupore per il significato profondo che ha estratto dall’evento rappresentato, con un grande lavorio mentale, allora si può provare grande godimento a leggere le sue opere.



Con queste poche righe la Associazione Culturale Diego De Minicis vuole rendere omaggio allo scultore in occasione del 70°anno della sua morte e ricordarlo ai lettori.



Gianfrancesco Berchiesi






1Presso il Museo De Minicis di Petriolo è conservata la lettera di Traversi alla Famiglia De Minicis in cui viene descritta dettagliatamente la morte dello scultore.