LUIGI
LISI: La dislateralizzazione – problemi educativi
Gli incontri dell’Associazione, 18 Settembre 2010
A ridosso delle feste natalizie, quasi la totalità degli alunni di una prima classe della Scuola Primaria sa leggere, scrivere e comporre autonomamente una breve frase. Si sono lasciati alle spalle la conoscenza, l’analisi e la gestione dello stampato maiuscolo. Al rientro a scuola dalle festività si inizia, in genere, lo studio strumentale del corsivo. Quel tipo di scrittura che tutti possediamo e che diventerà personale nel corso degli anni di vita.
Col corsivo iniziano le prime difficoltà in alcuni soggetti. La parola, invece di essere scritta per intero, è sincopata, si notano lo scempiamento delle doppie, la caduta degli accenti, la confusione di quelle lettere dette omofone, inversioni…
MOLTA CONFUSIONE!
E proprio di confusione si tratta.
Comincia così un lungo iter che porta quel soggetto ad essere visitato dai pediatri, dai medici, dagli psicologi, da altri specialisti, dall’oculista: gli occhiali. Il bambino o la bambina hanno bisogno degli occhiali per leggere e scrivere. Ma il tempo passa, i problemi rimangono.
Con gli anni aumenta sempre più il deficit cumulativo di apprendimento.
Analizziamo attentamente le cause e la dinamica negativa che si trovano alla base delle difficoltà di questo ipotetico scolaretto.
Dai test di lateralità del dott. Delacato si può individuare subito se egli è stato dislateralizzato. Invece di scrivere e produrre con la sinistra, agisce con la destra. Chi ha voluto questa inversione non sa che ha spezzato un delicato equilibrio genetico voluto dalla natura stessa. Infatti con lo spostamento dell’arto, più o meno forzato, si frantumano nel soggetto le tre categorie fondamentali che sono alla base della nostra formazione di crescita psico-fisica e di ogni sicuro apprendimento. Le tre categorie sono: LO SPAZIO AGITO – IL TEMPO VISSUTO – LA CAUSALITA’.
Questi elementi sono fondamentali per l’acquisizione, la comprensione, l’interiorizzazione e la gestione di tutta la strumentalità di base.
Quando si legge o si scrive, a livello mentale, c’è da gestire lo spazio-foglio. Si inizia sempre in alto a sinistra fino all’alto a destra, per giungere fino al basso foglio a destra. Occorre saper riconoscere gli orientamenti che danno la formazione delle singole lettere per ben pronunciarle. Infatti, la lettera in sé ha un orientamento ben preciso.
Ritornando alle tre categorie fondamentali, ad esse sono collegati i famosi REQUISITI DI BASE, quali: l’alto/basso, il sopra/sotto,il dentro/fuori, la destra/sinistra, il vicino/lontano, il prima/ora/dopo, il davanti/dietro, ieri/oggi/domani,… Fin da piccoli, cioè fin dai primi mesi di vita, il soggetto deve fare queste esperienze guidato dall’adulto, non solo a livello nominale, ma anche e soprattutto, a livello di interiorizzazione mentale attraverso gli ESERCIZI PSICOMOTORI, sia grosso-motori sia fini-motori.
L’esplorazione mentale e il possesso
intellettivo delle tre categorie condurranno il soggetto ad una attenta
percezione visiva, indispensabile per produrre un’analisi spontanea e
simultanea anche delle stesse lettere. Infatti da solo si renderà conto che
quella lettera si legga “p” perché
ha un’asticella in alto alla quale c’è una pancia volta a destra,
per cui userà questa lettera per
scrivere o leggere pane, pasta,
pipa,… Leggerà “q” questa
lettera perché vede l’asticella con la pancia sempre in alto, ma questa
volta a sinistra, e leggerà questo,
quadro,quindici,… La “d” ha
anch’essa un’asticella con la solita pancia, ma questa volta messa in basso
e volta a sinistra, quindi la scelgo per le parole che hanno questo
suono: dono, data, domani, dado,…
L’ultima delle quattro lettere che creano confusione, anche perché il loro
suono è quasi simile e per questo si chiamano omofone, è la “b” : la
stessa asticella, ma la pancia è posta in basso e a destra,
quindi si userà per: bandiera,
becco,bicchiere,…
L’analisi individuale di tutte le lettere porterà il soggetto a cogliere i singoli vettori che le compongono, e questo non a caso. Infatti, quando fu codificata la scrittura, i grammatici stabilirono un vero e proprio codice linguistico e strutturale per non cadere nelle maglie della confusione.
Altro aspetto da analizzare nel soggetto dislateralizzato è quello visuo-motorio.
Si è notato infatti che in molti soggetti presi in esame, nei quali erano presenti difficoltà di lettura e di scrittura, era assente la cosiddetta ”motilità oculare”, del tutto fondamentale per le attività di studio e non di meno per la vita quotidiana. In questo caso, le pupille non spaziano più spontaneamente come avviene in soggetti che non sono stati modificati nella loro lateralità, ma soffrono di una fissità oculare che priva il soggetto della completa esplorazione dello spazio-foglio ed anche dello spazio più allargato. Molto spesso questi soggetti soffrono del cosiddetto “torcicollo oculare”.
Le cadute immediate sono quelle dei parametri della coordinazione visuo-motoria, della percezione figura-sfondo, della costanza percettiva, della posizione degli oggetti nello spazio e delle relazioni spaziali.
Legato al fenomeno della dislateralizzazione c’è anche quello della caduta dell’idea di sé. Questo processo negativo apre un’ampia parentesi che, in questa sede, non può essere sviluppata in pieno per la vastità della sua portata. Possiamo però accennare alcuni punti.
Il soggetto preso in esame, fin da subito, si rende conto di non essere all’altezza delle richieste che gli vengono fatte. Le ingiunzioni ed i messaggi negativi lo portano a retrocedere, la sua crescita psichica non riesce ad avere uno sviluppo armonico ed in alcuni casi comincia ad evidenziarsi una forma di balbuzie.
L’identità imperfetta si approfondisce sempre più nel corso della vita ed a tal proposito sarebbe da indagare quanti e quali meccanismi di difesa egli metta in atto per la sua sopravvivenza. Il più usato è quello dell’aggressività, passiva o attiva che sia, ma alla ricognizione dei fatti questa è mossa espressamente dalla predilezione che il soggetto porta con sé, nella sua vita intrapsichica per l’arto preferenziale che ora ha perso la sua dominanza.