Si narra la Storia dell’incontro tra una nuda parete e l’idea di un artista.
Epilogo
G.Berchiesi
Particolare del Pannello scultoreo L'Ultimo Volo.
Scultore: Lino Gentili
Comune di Petriolo
Associazione Culturale Diego De Minicis
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Frantoio Magico
Locanda del Cavaliere
Bar Dolores Pacetti
Paoletti Lauro
Bastianelli Rossano
Un ringraziamento speciale va agli operai del Comune per il loro appassionato aiuto.
e dall’amabile canto,
io più non reggo.
Oh, se fossi il cerilo,
che le alcioni sorreggono
sul fiore dell’onda,
uccello sacro
color delle conchiglie!
(Alcmane da Sardi)
CAPITOLO I
Il muraglione, che costeggia via del Castellano, a destra per chi giunge a Petriolo da Corridonia, non era certamente un bel biglietto da visita (Figura 1) e costituiva un cruccio per il sindaco in carica, dr.Maurizio Castellani, che in varie occasioni aveva espresso il desiderio di trasformarlo in un “Assaggio” delle bellezze che Petriolo custodisce.
Durante la mostra di Lino Gentili Lucertini Malaspina al museo De Minicis di Petriolo, si creò un’atmosfera di empatia tale che l’artista prese a cuore quel desiderio e volle “conoscere” la parete. I suoi occhi andarono oltre il reale stato e vide un libro al suo posto, dove avrebbe potuto scrivere una storia di amore e di rimpianto. Una stretta di mano sancì l’impegno.
La preparazione
I manifesti furono rimossi, prima manualmente, Figura 2, poi un’idropulitrice perfezionò il lavoro dei nostri bravi operatori, Figura 3. La parete iniziò ad avere sicuramente un aspetto più presentabile.
Se ne approfittò per togliere svariati chiodi (figura 4) e quindi si passò il fissante (Figura 5), infine due mani di bianco e la parete era pronta ad attendere l’opera dell’artista.
A questo punto occorreva isolare dal mondo la parete e l’artista. La fase creativa necessita infatti di un’atmosfera privata. Ecco allora che l’ingegnere capo del Comune progetta uno schermo totale.
Vengono piazzati dei cubetti di cemento, Figura 8, poi dei pali di ferro e una cortina impenetrabile di lamiera (figura 9).
Figura 1.
Figura 2
Figura
3
Figura 4
Figura
5
Figura 6
Figura
7
Figura 8
Figura 9
Tutto era pronto per il lavoro dell’artista, il quale nel frattempo aveva pensato e creato nella sua mente l’opera da “scrivere” sul muro. Scartata subito una prima idea di realizzare un’opera astratta, si era indirizzato verso un’opera simbolica con cui poter narrare una storia di vita. Per ogni uomo di questa terra, la vita è una mescolanza di gioie e di dolori e pensò perciò di scrivere una storia dell’UOMO, dove con piccoli cambiamenti ognuno possa riconoscersi. Nella sua mente nacque il seguente racconto: l’UOMO viveva felice, la gioia e l’armonia erano sue compagne di vita. Il suono di un pianoforte lo accompagnava quotidianamente e a volte egli si incantava ad osservare quelle mani delicate che dalla tastiera traevano tanta musica. Quanta gioia da quei tasti, che poi però tacquero e le note fuggirono verso l’alto, verso il cielo! Ecco che quei tasti divennero una griglia che si mescolò con le onde del mare, del mare dei ricordi. Rilesse la poesia di Alcmane da Sardi, pensò di identificare l’UOMO con il cerilo, che, stanco, riesce ancora a volare radente sui flutti del mare, aiutato dalle alcioni (la solidarietà, l’amicizia). Disegnò un cerilo e due alcioni (figura 10). Tutto era pronto nella sua mente: il mito greco, i tasti/flutti su cui volare come nel mito del Cerilo, ma a questo punto pensò che i ricordi dell’UOMO non dovevano essere solo rimpianto per quei tasti divenuti silenziosi. Quanto di più bello l’UOMO ebbe dalla vita doveva esistere ancora in una dimensione, che ideò come un cielo. Il cielo raccoglie quelle note, espressione della parte più eterea e spirituale dell’AMORE (Figure 11-13).
E’ questo un esempio del livello spirituale, che spesso lo scultore raggiunge partendo dal livello emozionale.
Figura 10
Seguì un lavorio di aggiustamenti, indicati negli schizzi eseguiti su carta di fortuna, durante le chiacchierate con il sottoscritto1.
Alcune “linee guida” univano il sensibile (il mare dei ricordi) al trascendente (il cielo). Il mare, il cielo e le linee guida chiudono il suo spazio, dove pone il cerilo e le alcioni (visibili nello schizzo tra i due semi-violini). Ma poiché il cielo non doveva avere connotati paesaggistici, pur avendo provato, in uno schizzo, ad inserire uno spicchio di sole, subito lo tolse, cosicché il cielo divenne una pura dimensione verso la quale le linee guida conducono l’AMORE, partendo dal mare dei ricordi, ma dalla quale altre linee guida si irradiano verso il cerilo che sta volando. Ecco cosa aveva creato nella sua mente:
una spinta verso il trascendente di un fatto emozionale come ce ne sono tanti. Uno spazio in cui poter compiere l’ultimo volo con l’aiuto della solidarietà, uno spazio compreso fra i flutti dei ricordi e la dimensione ultra-umana dove risiede la GIOIA. Sottili linee congiungono queste due dimensioni dell’essere, simbolo di un amore che non conosce barriere.
L’idea viva e palpitante nella mente dell’artista ha permesso un’esecuzione veloce, con l’aiuto degli operai del Comune forti e volenterosi.
Figura 11
Figura 12
Figura 13
Figura
14
Figura 15
Nelle figure 14-15, si lavora alla posa del cerilo e delle alcioni. La realizzazione della griglia che suggerisce l’idea dei tasti del pianoforte è stata un po’ laboriosa e si alternavano alla saldatura il maestro Gentili e Lorenzo (Figura 16). La griglia/tastiera è posata (Figura 17-18). La griglia/tasti viene suddivisa in quattro pezzi intervallati da ondine (Figura 19-20).
Figura 16
Figura
17
Figura 18
Figura 19
Figura 20
Figura 21
Figura 22
Figura
23
Figura 24
Figura
25
Dopo aver ombreggiato il cantiere, si inizia la saldatura delle linee guida (Figura 21) e si accolgono gli amici in visita, come il dott. Bonifazi (figura 22-23).Le linee guida che tengono in contatto il sensibile con il trascendente vengono provate sulla parete (Figure 24-25).
CAPITOLO III
La fase della chiusura e del silenzio è stata rotta e il cerilo può volare via verso l’ultimo volo, aiutato dalle alcioni, cioè dalla solidarietà. Il cerilo è nero come il dolore che porta con sé; è uscito dalla fase di dolore cupo e chiuso, ma il dolore lo segue mentre sfiora i flutti del mare che sono anche i flutti dolorosi dei ricordi. I flutti che sembrano tasti di un pianoforte, simboli di un passato felice, sono lì a ricordare quel periodo. Il cerilo ha rotto la gabbia del silenzio, ma è chiuso tra i ricordi e quel cielo lontano dove seguendo le linee del destino è scivolata via colei che fu la gioia dell’uomo/cerilo. L’animo lirico dello scultore prende il messaggio antico di solidarietà del mito greco del Cerilo, lo fa suo e gli dà il colore caratteristico del suo modo di sentire e di farsi ascoltare.
I flutti del mare, ricordi lontani del vecchio cerilo, diventano nelle mani dello scultore i flutti del mare dei ricordi. L’uomo/cerilo ha quel mare di incancellabile gioia in cui ogni giorno si rifugia e su cui vuole ancora volare radente. E’ nero questo cerilo moderno, è nero come il dolore che lo pervade. E’ una sovrapposizione stupenda quella operata dal maestro: l’onda del mare e i tasti del pianoforte.
Anche se le figure dominanti della composizione scultorea sono il cerilo e le alcioni, sono quei TASTI/FLUTTI l’incipit della storia. L’incipit è gioioso come le note di una musica, ma le linee guida della vita portano lontano quelle note, le portano verso il cielo, che chiude quindi come uno scrigno questo meraviglioso pannello scultoreo.
Questo scrigno è lo spazio psichico entro cui l’UOMO esiste con i suoi dolori (il nero) i suoi ricordi (il mare acquamarina) e le sue aspettattive (il cielo giallo ocra).
Come ho precedentemente scritto, in Gentili il Cielo , ovvero la dimensione sovrumana, esiste. Lo scultore può avere un rapporto conflittuale e dialettico con Dio, ma sicuramente per lui Dio è un riferimento ed è nel Cielo (che la nostra cultura assegna a Dio) che lo scultore pone, rappresentato come musica, il dono più bello che un UOMO possa avere nella vita: un AMORE sincero.
Quindi anche in un contesto così lirico-emozionale, la componente di spiritualità è evidente: in basso il mare dei ricordi, cioè il vissuto di ognuno di noi, l’immanente, in alto la dimensione (il Cielo) in cui, rappresentata come musica, esiste la GIOIA che la vita assegna all’UOMO. Egli vive tra questi due estremi. Questo vuol comunicare lo scultore e per questo il suo mondo espressivo oscilla tra l’immanente e il trascendente. Quella sensibilità esasperata, che lo fa gioire o soffrire con grande intensità, lo spinge anche in alto alla ricerca della sottile componente di spiritualità presente nell’umano. In quest’opera il maestro Gentili usa anche il colore nel linguaggio espressivo: l’immanente è rappresentato dal nero (lo stato attuale di dolore) e dall’acquamarina (i ricordi) mentre il trascendente è rappresentato dal giallo ocra. Le linee guida che salgono al cielo e quelle che discendono dal cielo formano una circolazione di grande spessore concettuale: l’immanente e il trascendente non sono dimensioni disconnesse dell’ESSERE, perché esiste un elemento femminile (nell’opera rappresentato dalla musica) che le tiene in contatto. E’ come se l’umano e il sovra-umano ruotassero per mezzo di questa essenza femminile e dell’AMORE, che rappresenta.
Come ho scritto nel catalogo2 dedicato ad una parte della sua opera, il linguaggio di Lino Gentili è simbolico e rifugge da qualsiasi tono declamatorio: Lo scultore pur partendo dal proprio vissuto, si spersonaliza quando crea e parla con linguaggio universale, cioè rappresenta l’UOMO più che sé stesso. Cura molto il lato estetico delle sue opere, delle quali però è altrettanto acuto e sottile il risvolto, cioè il significato psicologico o concettuale. Alcune opere recenti come il monumento ai Caduti di Nassiriya, il gruppo scultoreo La morte di Abele ed ora questo Pannello Scultoreo chiaramente dimostrano il livello concettuale, proprio del maestro.
La realizzazione di un’opera d’arte necessita di chi dal “nulla” estrae l’IDEA:
nel presente caso lo scultore Lino Gentili Lucertini Malaspina
Figura 26
Poi occorre che qualcuno creda in quell’ idea e trovi il modo per realizzarla, nel presente caso il Sindaco, dr.Maurizio Castellani.
Figura 27
CAPITOLO IV
L'Inaugurazione
Il pannello scultoreo è stato inaugurato ufficialmente il 30 Maggio 2009. Le fasi dell'inaugurazione sono state riportate nel sito web del Comune (http://www.bibliotecagorbini.petriolo.sinp.net/pannello_scultoreo.htm).
La cerimonia ha avuto inzio alle 17.30 in Sala Consiliare, presso il palazzo comunale di Petriolo, dove il Sindaco, che presiedeva il Consiglio Comunale, ha presentato il maestro Lino Gentili Lucertini Malaspina, tratteggiandone la vita artistica: gli studi, l’insegnamento all’Accademia di Brera, le numerose mostre, i monumenti creati all’estero nel suo frequente peregrinare. Infine ha parlato del crescente rapporto di simpatia creatosi, dopo la mostra delle sue opere organizzata presso il museo De Minicis di Petriolo e intitolata “Il percorso di un’anima tra sogno e realtà”. Questo rapporto è sfociato nel generoso impegno di creare un’opera per il muraglione di Via del Castellano. Inoltre il Sindaco ha fatto presente che il maestro Gentili collabora pienamente alla rivalutazione dello scultore De Minicis per il quale ha scritto alcuni articoli apparsi sulla pagina web del Comune. Infine il Sindaco ha conferito la cittadinanza onoraria consegnando al Maestro la pergamena e le chiavi della città (figura 28).
Figura 28
Alle 18, preceduti dalla Banda di Petriolo e Majorettes, il Sindaco, gli assessori e i Consiglieri, le autorità, la popolazione e gli amici dello scultore si sono spostati davanti al Pannello scultoreo, che è stato scoperto con l’aiuto della Protezione Civile di Petriolo, riscuotendo subito un grande successo di Pubblico. Con il sottofondo musicale della Patetica di Beethoven magistralmente eseguita da Alessandra Tamburrini (figura 30), il Prof. G.Berchiesi e la Dott. Laura Nalli hanno tratteggiato la valenza psicologica ed estetica dell’opera.
Una sintesi della presentazione dell’opera da parte di G.Berchiesi è la seguente:
“Tre colori dividono lo spazio in tre dimensioni: giallo ocra in alto, il cielo, la dimensione del trascendente; nero al centro, la vita attuale nel dolore, acquamarina in basso, il vissuto, l’immanente. Il cerilo, aiutato dalle alcioni, come nei versi di Alcmane, vola portando dentro di sé il dolore. Il suo spazio, uno spazio psichico, è delimitato in basso dal mare dei ricordi, color acquamarina, in alto dal cielo giallo ocra. Nella poetica di Gentili, queste due dimensioni sono interconnesse per mezzo di un’essenza femminile, rappresentata dalla musica.
Figura 29
Laura Nalli (figura 30) ha così commentato l’opera:
“E’ veramente apprezzabile l’idea di commissionare ad un noto maestro come Lino Gentili Lucertini Malaspina, una composizione scultorea ad ornamento di una via di Petriolo. A questo riguardo è da sottolineare che, un’opera che rappresenta una visione così intima dell’uomo, è piuttosto raro trovarla nell’arredo urbano di una città, dove più spesso siamo abituati a vedere, rappresentati nelle piazze o nelle vie, monumenti ai caduti, a personaggi storici della letteratura e dell’arte, sculture molto più legate agli avvenimenti storici delle diverse epoche, piuttosto che ad una dimensione così intima.
Infatti, proprio perché intima e profonda, questa è una composizione che non vuole solamente abbellire la città o riempire un muro che altrimenti sarebbe rimasto vuoto, tutt’altro. Va a toccare aspetti privati dell’uomo e così lo scultore sembra voler richiamare ogni singolo appartenente alla comunità ad un momento di analisi introspettiva, momento importante non solo per il bene di ogni uomo, ma anche per il conseguente buon funzionamento della comunità stessa che, per Lino Gentili, sembra manifestarsi attraverso questo volo sostenuto, dove due Alcioni sorreggono e accompagnano il Cerilo fisicamente indebolito dall’età. Nella composizione, infatti, i singoli animali si inseriscono in un assembramento d’insieme dove le cose funzionano proprio perché si lavora in sinergia e si dà importanza a comuni valori che sono appunto di natura spirituale.
Nel trasmettere questo messaggio, lo scultore ha saputo conciliare sia l’astratto che il figurativo, ad un primo sguardo quest’opera potrebbe apparire come figlia di un certo astrattismo, invece, le forme in essa rappresentate, sono tutte riconducibili a realtà figurative naturali, come appunto gli uccelli, ma anche le stesse onde marine, il cielo o le note musicali. Lino Gentili, evidentemente, grazie ad un lavoro di sintesi mentale e materiale, è riuscito a rivelare l’essenza di queste forme, lo spirito incontaminato racchiuso nel mondo naturale, trasmettendolo con efficacia in una poetica originale e quanto mai personale. La composizione scultorea quindi non è solo il risultato di un concetto estetico, ma soprattutto di un processo che nello stesso tempo è sia razionale che emotivo.
Ad una lettura più tecnica, si nota come il nucleo principale della scultura sia rappresentato dai tre uccelli che si librano in aria, ma più specificatamente il vero centro è proprio il Cerilo sostenuto, dove immediatamente confluisce lo sguardo dell’osservatore per poi spaziare nel contesto in cui appaiono il mare e il cielo unificati da una grande musicalità.
Dall’analisi del bozzetto alla composizione, pur essendo bidimensionale, è stato dato un impianto prospettico con punto di fuga centrale, ma in realtà le linee presenti nell’opera hanno cambiato direzione, l’impianto prospettico è stato variato con uno spostamento verso destra. Tuttavia, al di là di questo, dal risultato finale sembra che lo scultore abbia preferito accentuare la sensazione di movimento, piuttosto che rispettare scientificamente le regole della prospettiva: un movimento continuo, un turbinio costante che dal cielo porta al mare e poi, viceversa, dal mare al cielo incessantemente.
Questa assenza di staticità si lega con il soggetto centrale, ovvero con la visione del volo dei tre uccelli e, come si sa, il volo è comunemente ritenuto un emblema del movimento, un movimento che, tra l’altro, non è mai uguale a se stesso, ma in continua mutazione, dovendosi adattare alle correnti d’aria.
Occorre ricordare che il volo degli uccelli, non è un motivo ricorrente e costante nell’opera di Lino Gentili, quindi la parte più affascinante del lavoro dello scultore sicuramente è stata quella di captare la dinamica del movimento e l’essenza del volo rappresentato in sequenza verso l’alto. Forse per dare maggior enfasi a questi aspetti, anche se la materia usata, come in tante altre sue opere, è il ferro, in tal caso però è stato lavorato in modo da dare una sensazione di grande leggerezza: al di là dei volumi compatti ed essenziali degli uccelli, ogni barra utilizzata sembra vuota come le loro ossa, davvero priva di peso.
Inoltre si nota anche la presenza di un inaspettato protagonista, il colore, che mai fino ad ora Lino Gentili aveva utilizzato sulle sue sculture in ferro, tenacemente scure e ruvide. Per permettere anche al colore di giocare il suo ruolo di leggerezza, il taglio con il passato è stato netto, le tinte utilizzate sono tenui, i toni del giallo e dell’azzurro sono i più delicati, quasi scompaiono sulla pagina bianca del muro sottostante, così da assecondare il movimento lieve dell’insieme dell’opera.
Nulla quindi sembra essere lasciato al caso, ma tutto è funzionale al risultato finale che lo scultore ha voluto ottenere.
Grazie all’esperienza e alla padronanza tecnica, derivanti da anni e anni di manipolazione di vari materiali, Lino Gentili, lavorando con essi, ma specialmente con le proprie emozioni, è riuscito a trasporre le sensazioni nella scultura ed ha potuto così infondervi i propri sentimenti.
Questa peculiare caratteristica dell’artista si ritrova sia nell’opera l’Ultimo Volo, dove le superfici sono assolutamente lisce, sia nei suoi lavori precedenti, in particolare mi riferisco alle sue originalissime sculture in ferro così ruvide e vibranti nella materia lavorata con una tecnica singolare ed innovativa, ospitate in diverse collezioni tra cui anche al Museo Diego De Minicis di Petriolo.”
Figura 30
CAPITOLO V
l'epilogo
In quel giorno di festa sembrava che il muraglione avesse raggiunto una stabilità, grazie al rispetto che nei luoghi civili è attribuito all'arte. Non c'era ragione per pensare ad una appendice di distruzione, di aggressione continuata perpetrata furtivamente durante le ore notturne.
Pochi giorni dopo l'inaugurazione due note vengono staccate e gettate a terra. Mi informano telefonicamente, corro sul posto per recuperare le note e trovo in loco un assessore che con sorriso smagliante mi dice:
“Lu monumentu casca a pezzi, professo' ”. Esamino le note e vedo che la saldatura, lucida nella parte distaccata, è molto grande e quindi rispondo che la saldatura è talmente grande che le note non potevano esser cadute da sole.
Incominciai a preoccuparmi perché il sorriso beffardo dell'interlocutore mi suggerì che l'idillio tra la popolazione e l'opera era finito, oppure non c'era mai stato.
Infatti poco dopo, durante la festa del vino che annualmente si svolge a Petriolo in Novembre, il pannello subì un'altra aggressione e furono staccati alcuni pezzi delle griglie. Furono risaldati ma senza provvedere a verniciare bene la nuova saldatura così che la ruggine cominciò a propagarsi sull'opera.
In seguito qualcuno mise in giro la voce che le saldature non erano state eseguite a regola d'arte per cui si consigliava di “sfasciare il pannello per risaldarlo da capo”!!! Fui chiamato dall'Ufficio tecnico del Comune che mi propose di eseguire l'operazione “distruzione e rinascita” all'insaputa dello scultore. Logicamente mi opposi e l'opera restò al suo posto.
Dato che la mattina passeggio all'alba con i miei cani, ero solito passare davanti al pannello per controllare se durante la notte erano stati commessi atti vandalici. Per molto tempo ho trovato sempre ruotate le “onde”, che io con amore filiale posizionavo nel modo giusto.
Con
il passare del tempo le aggressioni divennero più pesanti e
gli ignoti vandali cominciarono a distorcere
le parti metalliche, figura 31:
Figura 31
o a forzare le griglie nelle saldature fino a provocarne il distacco, figura 32:
Figura 32
Successivamente, ho notato un inasprimento degli assalti all'opera, arrivando a piegare ad U l'inizio del festone di note che salgono al cielo, figura 33 e 34:
Figura 33
Figura 34
Deturpato in questo modo, il pannello era inguardabile e costituiva una macchia nell'onorabilità dell'artista, che ne soffrì molto. Parlammo a lungo l'artista ed io e gli chiesi scusa perché mi resi conto che ero responsabile di tutto ciò: avevo infatti sopravvalutato le potenzialità di accettazione e comprensione del nuovo da parte della popolazione. La conclusione del nostro colloquio fu che non avrei dovuto interessarmi della realizzazione del desiderio del Sindaco e che forse sarebbe stato più proficuo potenziare feste enogastronomiche ed affini.
Il Sindaco attuale ha quindi deciso di togliere il pannello che è stato consegnato allo scultore.
FINE DELLA STORIA.
1Lino Gentili non esegue mai schizzi nella fase di preparazione di un lavoro. In questo caso essi erano destinati a me per permettermi di entrare meglio nella sua idea, durante le nostre chiacchierate ed io li ho salvati nonostante le sue richieste di distruzione.
2G.Berchiesi, LINO GENTILI LUCERTINI MALASPINA TRA RAZIONALITA’ ED EMOTIVITA’, in “Lino Gentili Lucertini Malaspina l’uomo l’artista l’emozione e la razionalità”, Bonifazi Curatore, Echo Editore, Ponzano di Fermo, 2009.