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Rolando Morena (1928-2003), un pittore in cammino dall’ordine emozionale al disordine informale.

 

G.Berchiesi

 

Dopo la retrospettiva del 2008, in cui abbiamo percorso un cammino che ci ha portato nel mondo poetico di Morena,  possiamo riassumere questo suo mondo in una parola: La Madre. Le sue donne madri, le sue lune, le sue case, i suoi ruscelli, tutto parla della femminilità dell’universo, che porta avanti la strategia vitale cosmica[1].

Ma Rolando Morena, che può sembrare, ad un primo esame, un abilissimo disegnatore e pittore poco incline a ricercare nuove forme espressive, ad un esame approfondito appare essere un ricercatore appassionato ed è con questa seconda retrospettiva che intendiamo portare allo scoperto questa sua innata tendenza.

Tra l’altro Morena ha anche affrontato temi complessi come il dualismo uomo-animale (Figura 6), lasciandoci questo quadro inquietante in cui sotto la protezione della luna una metamorfosi uomo-cane sembra voler dire che nel rigore delle leggi naturali l’uomo e l’animale coabitano all’interno dello stesso essere.

Ma continuando ad analizzare la sua vasta produzione è chiaro che la stessa tematica della femminilità è stata trattata anche in altre forme espressive, ad esempio con le sue nature morte e i paesaggi, arrivando però verso gli anni 1991 ad un linguaggio molto lontano dal Morena delle figure 2 e 4. E’ chiaro che il suo mondo poetico è sempre presente anche in questo tipo di produzione. Infatti se si assegna alla frutta, ai fiori, alle case il loro significato semantico, cioè la donna, la madre, ritroveremo anche in questa parte del suo lavoro il mondo poetico che abbiamo discusso nella precedente mostra. Però è evidente che cambia qualcosa nelle sue pennellate:

1)      giunge a creare dei paeaggi dove poche pennellate rapide, nette, quasi nervose non descrivono più un ambiente che ha origini nel reale (figura 7-9), ma uno spazio psichico dove riversa la sua anima e dove il colore comincia ad essere una parte importante del linguaggio (figure 12-13), anno 1991.

2)      i villaggi diventano isolati o “protetti” da rocce, crepacci, alture (figure 9,10,14-16)

3)      a volte le composizioni hanno connotazioni geometriche, lontane dai morbidi tratti del Morena giovane.

C’è un prima e un dopo nella sua produzione. Prima amava i particolari (Figure 2,4,7-9), l’ordine. Ecco, ciò che risalta nel Morena giovane è l’ordine. Osservava i nostri paesaggi marchigiani, li ordinava nella sua mente, poi nel chiuso del suo studiolo li riprendeva e ci creava i suoi quadri, che non erano fotografici o leziosi, bensì erano canti di nostalgia per il passato, erano rivestiti di poetiche trasfigurazioni simboliche, come in figura 4, dove l’acqua e la luna giocano quel ruolo simbolico di alta poesia: la luce candida della luna (la madre cosmica) proietta nell’acqua “amniotica” le dolci atmosfere familiari della case.

Poi il linguaggio cromatico diventa più articolato, le dicromie e i rossi combusti si coniugano al rosa e all’azzurro (figure 12-13), generando un’immagine che trasmette un’angosciante desolazione. Il linguaggio e il soggetto sono lontani dai sogni lirici, da quell’ordine emozionale caratteristico del Morena giovane, in cui nulla era fuori posto, ma tutto trovava la logica spiegazione nelle sue straordinarie lune. Oppure i suoi paesaggi sono arroccati sopra pietre o colline, figure 9-10.

E’ questo un elemento nuovo: una certa chiusura, un arroccamento, una separazione. Occorre quindi indagare sull’evoluzione da quell’espressione completa nella sua perfezione: le donne-madri primitive o no (figure 2-3), le sue case, i suoi villaggi (figure 4,7,8) caldi e avvolgenti a questa nuova espressione.

Abbiamo letto nel quadro di figura 5 che il fine ultimo della donna-madre sia l’aprirsi alla vita, avendo la sessualità (le oche) alle spalle. Anche nelle figure 5 e 21 la luna che occhieggia dalla finestra protegge la donna madre.

Anche nelle nature morte c’è stato un prima e un poi. Intorno agli anni ’70 una grande compostezza, direi quasi un rigore classico erano presenti.

Nella figura 36 è la luce la protagonista, impersonata da quei tre finocchi bianchi che rischiarano un ambiente in ombra.

Successivamente il colore e la carnosità degli elementi che compongono il quadro diventano più sensuali, come se volessero trasmettere l’ambascia dei ricordi, della vita che sfugge, come se si volesse naufragare nella sensualità della vita. A parte la natura morta di figure 40 e 42, dove sembra ritornare quel classico rigore, in genere la carnosità e succosità degli elementi è una caratteristica dominante di questo periodo.

Come aveva anche eseguito nel passato, il suo messaggio viene riproposto nello stesso quadro sia sotto forma di natura morta, sia sotto forma di paesaggio.

I quadri 37, 38 e 41 sono al contempo natura morta e paesaggio, come anche in altri lavori, ma qui il paesaggio prevale sulla natura morta rispetto a quadri precedenti ( fig.2 e 11) e la composizione ha una chiara geometria sia negli elementi naturali come le chiome degli alberi, fig.15, sia nella distribuzione degli stessi nello spazio, il tutto dominato da rocce e scogliere incombenti e minacciose, 14 e16.

I fiori a volte vengono proposti come composizioni eleganti e sobrie (figure 44-47), ma per lo più fanno parte di una scenografia dove paesaggio, fiori, frutta diventano parte di una composizione di più ampio respiro, 37,38 e 48.

A parte i fiori, nell’opera di figure 14 e 15 incombe una certa geometricità, le rocce, il tavolo, la luna stanno diventando elementi di un discorso informale. Il pittore dal melodioso canto lirico si sta trasformando nel pittore delle forme.

La pittura riportata in figura 44 è un’armoniosa composizione di fiori secchi, di rara eleganza, accostata a due conchiglie. Semplice e raffinato è il quadro che ne scaturisce e che suggerisce la trasformazione che si sta operando nel linguaggio di Morena: la forma sta prendendo il sopravvento.

I fiori dormienti al tramonto rosso fuoco e i fiori aperti del giorno (figure 17 e 18) parlano ancora del mondo poetico di Morena, centrato sulla femminilità dell’universo. Il rosso combusto dei suoi quadri in cui incombe una luna greve ed inquietante è appena smorzato dalle corolle chiare dei girasoli. Inizia così ad abbandonare la sua caratteristica monocromia. Interessante è questo mare di fiori che sembra quasi essere una folla infinita.

Nella figura 19 una luna alta, bianca sembra proteggere questo paesaggio enigmatico, spoglio con quella macchia rosso fuoco: è un incendio che da all’autore la possibilità di cimentarsi con i colori, con le macchie di colore ed affrontare così un linguaggio espressivo cromatico. Anche le case cambiano e il quadro 27, come evidenziato nella precedente mostra, mette in relazione questa tipologia di case con la vecchiaia e la fine.

Un paese lontano, chiuso e davanti un’esplosione di forme floreali in collage, 28 e 29: forse è la fine della vita? E’ un po’ l’analogo del quadro esposto nella passata retrospettiva (figura 27)?

Il confronto tra fig.24-26 mostra l’evoluzione del linguaggio. Già nel paese in alto di figura 25 è stato abbandonato il dettaglio, presente ancora nel paese in basso. Nelle figure 30 e 31 alcune strisciate di colore costruiscono un paesaggio tra cielo e mare. Si sta avvicinando ad un linguaggio puramente cromatico ed informale.

La marina di Sirolo (fig.30 e 31), come le colline di figure 12,25 e 26, come i paesaggi acquatici (figure  32-34) rispetto al paesaggio acquatico di figura 4, prodotto in età giovanile, dimostrano chiaramente che l’autore sta spostando la sua espressione verso un linguaggio cromatico ed informale, che diventa chiaramente informale nei collages 56 e 57, (1991), dove sembra che l’ordine emozionale presente nelle altre creazioni sia esploso e i frammenti dell’esplosione si siano riassemblati in un disordine o meglio in un ordine nuovo più criptico.

E’ questo un esempio della transizione da figurativo ad informale. C’è ancora il legame con il passato, ma l’insieme sta assumendo una connotazione di macchie di colore, di forme. E’ la forma che qui domina più che il soggetto.

In Rolando Morena stava sicuramente avvenendo un passaggio verso un linguaggio informale. Il Morena giovane con le sue madri dagli occhi di velluto, con le sue case degli antichi borghi si trasforma gradualmente in un pittore dove la casa diventa un simbolo geometrico di casa (fig. 20,22 e 23), per poi diventare una strisciata di colore (fig. 30 e 31) o forme geometriche parte di una composizione con altre forme geometriche (fig. 10,14 e 16). La donna in un quadro del ‘91 (fig.48) sta diventando un simbolo femminile al pari dei fiori. I fiori stessi si trasformano in macchie di colore. Compaiono forme dendritiche, che nulla hanno della naturalità dei fiori (fig.38)

La forma sta prendendo il sopravvento e il cambiamento è totale nei due quadri-collages 28 e 29, dove è avvenuta la deflagrazione del suo ordine, per generare un pulviscolo di piccole forme geometriche (le sue ultime case?), in mezzo alle sue lune. Dal suo ordine inziale a questo disordine c’è tutta una strada in cui a metà possiamo mettere la figura 14 e la figura 37, in cui coabitano l’antico e il nuovo linguaggio di Morena.

Questo che a noi sembra il “nuovo Morena” in realtà era presente in forma larvale anche nel Morena giovane. Esiste infatti una prova di pittura eseguita con il dito degli anni ’60, fig.58, ed esiste uno dei suoi quadri più belli, trattati nella mostra passata, (1) dove a parte la figura femminile, l’ambientazione prelude ad alcuni quadri della sua maturità, 12 e 13.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1

                                                                               

 

2

                          3

 

4

 

5

 

 

6

    

7                                                  8                                              9

 

 

 

10

    

11                                                                 12

 

 

 

                            

 

13

 

14 (1996)

 

                                                                             15 (1995)

16 (1995)

 

 

 

17

 

18

 

 

 

19

                  

20                                                                         21

 

 

   

22                                         23                                              24

 

 

25                                                                    26

 

 

 

 

27

 

 

 

 

28[2]

 

29

 

30

 

 

 

 

31

 

32

 

33

 

 

 

 

 

34                                                                                                                                        35

 

36

 

 

37

38

 

 

39

 

40

41

 

42

43

 

44

45

 

 

 

 

46

 

47

48

 

 

 

49

 

50

 

51

 

52

 

53

 

54

 

55

 

 

 

 

 

56

 

57[3]

 

 

 

 

 

 

58

 

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[1] http://www.bibliotecagorbini.petriolo.sinp.net/comm_Rolando_Morena.htm

[2] Nelle figure 28 e 29 la parte floreale è un collage

[3] Collage