Mollari, un problema di comunicazione


Nel 2006, a Petriolo, piccolo Comune della provincia di Macerata, ed una volta potente feudo della Famiglia de’ Nobili, tre persone, Laura Vissani, Isabella Ciccioli ed il sottoscritto (che poi avrebbero fondato l’Associazione) diedero vita ad un evento per riparlare di Antonio Mollari e per ricordare che nel suo ritorno nelle Marche, dopo l’esperienza triestina, si era interessato anche di questo borgo allo scopo di migliorare le strade esistenti. Cinque tavole acquerellate ancora testimoniano questo lavoro. Fu la cortesia e la competenza del Prof. Cruciani Fabozzi e dell’Ing. Carratù a dare il giusto livello all’evento, nato in economia, ma che ebbe il merito di riparlare di Mollari e di evidenziarne, a mio avviso, la natura complessa. Nella comunicazione umana si è soliti usare degli SCHEMI per caratterizzare la realtà. Il mio vicino di casa potrebbe essere così medico, o ingegnere o falegname.

Ma come Pasteur, che non era propriamente medico, né propriamente chimico, fu scienziato, Mollari non fu puramente architetto nell’accezione moderna come non fu puramente tecnico, però la sua produzione oscilla tra l’Architettura nel senso comune e l’Ingegneria o addirittura il lavoro tecnico che oggi considereremmo appropriato per un geometra. Già nelle tavole di Petriolo si nota il suo livello tecnico ed anche il suo senso artistico (ad esempio la tavola con il progetto del ponte sul fosso Valliccione). Tant’è che noi organizzatori decidemmo di dare il seguente titolo alla manifestazione: MOLLARI: TECNICO ED ARTISTA.

Il fatto che quando si parla di Mollari si inizi cronologicamente dalla sua prima opera (Il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste) per poi parlare di anni e anni di ponti e strade per poi riparlare infine del palazzo Comunale di Foligno, rende la sua figura altalenante e poco fondata sulla architettura ed una persona come me, che si avvicina a queste problematiche da profano, rimane attonita. Occorre a mio avviso un nuovo modo di approcciarsi ad Antonio Mollari. Possono venire in aiuto quelle concezioni moderne della realtà che sono figlie del ‘900. Il determinismo nel ‘900 cede il passo al probabilismo. L’impostazione psicologica della natura umana ci fa osservare l’uomo come ad un cosmo composito. Per quale ragione il professionista Antonio Mollari è così complesso? A mio avviso l’aspetto formativo del giovane Mollari, che non è ben conosciuto, dovrebbe essere indagato tenacemente, perché forse è lì la chiave di volta della sua personalità.

Mollari a volte si esprime come Architetto a volte come tecnico ma non perché è una figura stanca che non sappia cosa fare. Mollari in realtà ha un grande senso dello spazio, che nella sua mente assume i due aspetti di spazio su cui lavorare e ambiente al quale va legato. E questo modo di intervenire è visibile anche nella creazione della sua opera maggiore.

Egli ebbe tre periodi: quello triestino, quello maceratese e quello umbro-romano e questi debbono essere osservati con un nuovo metro di giudizio. Se si pensa a lui come Architetto, nella accezione comune del termine, si vede nel primo periodo il massimo fulgore, nel secondo l’assopimento nel terzo una ripresa. Ne emerge una figura altalenante, dai contorni non ben definiti. Giudicandolo così facciamo un errore di metro di misura: associamo il suo primo lavoro (Borsa Vecchia di Trieste) ad Architettura, definiamo l’autore Architetto e ci aspettiamo quindi nel suo futuro Palazzi, Archi di trionfo e scalinate spettacolari. Così non è stato, anzi dai fasti del palazzo della Borsa si scende a lavori tecnici da Ingegnere o forse geometra. Il problema quindi non è in Mollari, ma il problema è in noi. Io voglio fare una ipotesi di partenza: Mollari aveva un innato senso dello spazio, era cioè un razionalizzatore spaziale. Con questo termine voglio indicare quella parte dello spazio che costituirà la sua opera (chiamiamolo sistema) e il “di fuori” a questo spazio (chiamiamolo ambiente), e quell’insieme di strutture che collegano ambiente e sistema. E’ in questa visione globale di sistema e ambiente che in lui nasce istantanea la visione dell’armonizzazione e dell’apparato tecnico necessario. Del Palazzo della Borsa vecchia occorre osservare le prime due tavole conservate presso l’Archivio della Borsa di Trieste: la tavola del Canale della Portizza e la tavola della Palizzata di fondazione.

Tavola I. Il Canale della Portizza e, in giallo, l’area da destinare al Palazzo.


Nella prima da la sua visione della armonizzazione del Costruendo con l’ambiente esistente1 e nella seconda studia come legare l’opera all’ambiente. La sua è una visione spazio-tecnico-ambientale unitaria. Se si scompone la sua visione nelle varie componenti si crea un Mollari monco. Da questa fase poi, se c’era l’opportunità, poteva sviluppare verso espressioni Architettoniche, altrimenti rimaneva in espressioni tecniche. Perciò fino al livello della tavola I e della Tavola II la sua fase creativa poteva essere analoga a quella di una strada o di un ponte e in me è salda l’idea che questo aspetto della sua creatività era già molto appagante per l’artista, probabilmente per due fatti: 1) una sua naturale predisposizione e 2) una particolare formazione parimenti solida sia in ambito tecnico-scientifico-matematico sia in ambito ornamentale-artistico.

Tavola II. La palizzata di Fondazione della Borsa vecchia di Trieste.


Questo suo modo di essere lo rendeva un abile progettatore di strade e di ponti perché il processo è sempre lo stesso.

Così pure la sua visione del Palazzo Comunale di Foligno, che realizzò incapsulando il vecchio edificio in una nuova struttura.

Di strade si interessò anche nel suo periodo triestino:


La strada che sale al Castello di Trieste, realizzata da Mollari nel suo periodo triestino.


A mio avviso, il lavoro tecnico lo soddisfaceva o meglio permetteva alle sue visioni spaziali di estrinsecarsi. Poi di strade si interessò a lungo nel periodo maceratese. Il suo occhio attento gli faceva trattare il nastro stradale come una materia da scolpire per portarla a quella armonia che ricercava. Le strade di Petriolo vennero corrette e nelle sue tavole una manina con il dito puntato indica i punti di intervento. La sua abilità unanimemente riconosciuta emerge da un carteggio2 tra il sindaco di Mogliano (che apparteneva al dipartimento del Tronto) e Mollari (Ufficio tecnico del Dipartimento del Musone) Il Sindaco di Mogliano chiede l’intervento di Mollari, scavalcando quindi il suo naturale Ufficio Tecnico.


Regno d’Italia

Dipartimento del Musone

23 Dicembre 1809

Il Podestà di Mogliano

Al Sig.Cav.Prefetto del Tronto

 

 

Per definire una questione atteso lo slamamento di una strada suburbana di questo Comune cagionata dall’acqua, stimo necessaria la perizia di Persona intendente onde decidere a chi spetti la spesa del riattamento, cioè se alla Comune, ovvero al frontista del terreno adiacente, tanto più che interpellato da me per lettera il sig. Mollari Antonio Ingegnere in Capo in Macerata, mi ha risposto che l’affare merita di esser considerato a tenore delle circostanze del sito. Prego pertanto Lei Signor Prefetto di autorizzarmi per la visita di un Perito e per la spesa che possa occorrere trattandosi di una strada frequentatissima e necessaria ai miei Amministrati.

Mi pregio di salutarla con distinzione

Chierichetti



Conclusioni

Ideare ex novo (palazzo della Borsa Vecchia, Palzzo De Sanctis, Ville triestine), adattare il vecchio (Palazzo Comunale di Foligno), creare o adattare strade, riparare strade “dilamate” a causa di condizioni climatiche avverse hanno alla base un’unica visione: l’armonia con l’esistente e l’aggancio tecnico con l’ambiente. Per questo motivo il suo spirito trovava appagamento in tutti questi lavori.


Proposta

Considerato che ARCHITETTO, INGEGNERE, GEOMETRA sono parole che racchiudono uno schema logico parziale, proponiamo di considerare Mollari sulla base di uno schema più ampio, che raccolga i tre: razionalizzatore spaziale. Questa proposta è una impostazione logica nell’ambito della comunicazione di cui in altri campi ci sono ampi esempi ed applicazioni. Basti pensare ai dualismi di cui si fa uso nelle scienze fisiche e basti pensare alla scomposizione di una “personalità” in una serie di componenti psicologiche. Se proviamo a scomporre il personaggio “Mollari” in componenti più facilmente definibili sulla base della Comunicazione più comune, possiamo dire dunque che in lui coesistono L’INGEGNERE e L’ARCHITETTO (parole a cui noi diamo un ben preciso significato) e possiamo anche dire che il venire in contatto cun un problema ben preciso faceva emergere o l’una o l’altra delle due figure o anche ambedue.



1 Tale aspetto è evidenziato dalla forma che Mollari destina al Palazzo: un trapezoide e ciò è in armonia con la forma trapezoidale dell’area a lui destinata. Ciò fu aspramente criticato da Matteo Pertsch, l’architetto in lizza con lui, che prevedeva nel suo progetto una forma rettangolare.

2 http://www.assodeminicis.it/main_index.htm

Cornice1