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Presentazione dell’opera di YAEKO KATO, al vernissage della Personale

11/9/2010

 

G.Berchiesi

 

Quando, circa un anno fà, mi fu presentata la signora KATO, mi fu etichettata, come si usa nel mondo dell’arte, come pittrice iperrealista; in questo mondo dell’arte infatti è necessario essere all’interno di una corrente.

Io penso invece che al di là di queste definizioni, occorra studiare con calma l’opera e il personaggio insieme, per trarre informazioni su quel percorso in genere complesso che genera un’opera. E questo percorso conduce alla fine alla COMUNICAZIONE, attraverso un linguaggio dell’anima che sceglie la forma espressiva estetica più consona al sentire dell’artista e al soggetto da comunicare.

Aiutato dall’amicizia con lo scultore Gentili, che mi dà l’opportunità di essere spesso a casa loro, ho iniziato un lavoro di ricerca sulla pittrice.

Per entrare a pieno nella sua poetica occorre tenere bene a mente, innanzi tutto, che la sua struttura psicologica è libera da tutte quelle pregiudiziali religiose che ovviamente sono sempre presenti in modo più o meno esplicito negli artisti formatisi nel nostro mondo.

Premesso questo, occorre chiarire che se ogni artista vive tra la percezione del mondo, l’analisi del percepito e la comunicazione di quanto si è creato nel suo intimo, in Yaeko Kato la percezione, la rielaborazione e la comunicazione avvengono in modo che non ci sia grande distinzione tra l’idea principale e il dettaglio, in quanto l’idea principale o il particolare sono intensamente connessi, così che, come la realtà penetra in lei con grande precisione, così anche la sua comunicazione è grandemente precisa.

 

   

 

In questo modo, i particolari di un abito di un personaggio o la forma delle foglie in una natura morta formano parte di un linguaggio unico che non ammette elementi primari ed elementi secondari, bensì sono elementi che tutti insieme concorrono a creare l’immagine e la relativa comunicazione.

Il suo “iperrealismo” quindi proviene da questa sua necessità psicologica e da questa sua straordinaria capacità di assimilare i particolari e i dettagli: la sua mente in un certo senso lavora come un computer, che non perde nessuna informazione. Cioè a questo punto è lecito chiedersi se la divisione in elemento fondamentale e dettaglio sia una divisione soggettiva, più che oggettiva.

Premesso tutto ciò occorre esaminare la sua vasta produzione e in questo modo si potrà facilmente comprendere come queste sue capacità percettive, attraverso l’analisi che lei fa del suo vissuto, creino:

 

1)      Stati psicologici della DONNA

2)      Trasposizione del “femminile” in immagini simboliche ed archetipiche (i fiori)

3)      Superamento del reale per entrare in mondi onirico-fiabeschi, che, considerando la sua cultura di provenienza, è l’equivalente delle spinte trascendentali degli artisti di casa nostra.

 

La Donna

Yaeko crea una figura femminile che può essere sensuale, pudica, ammaliatrice e nelle diverse opere la cura di tanti dettagli (posture, colore, abiti, accessori....) genera lo stato psicologico della creazione.

 

  

 

Le sue donne sono delle DAME, ricche di nobiltà, di fascino e quindi sono creature ideali più che reali.

 

 

 Dico ciò perché sia chiaro che non si deve confondere “iper-realismo” con l’opera di Yaeko che ha forti connotazioni ideali.

 

La passione

Due momenti di vita sono i due quadri che trattano il fuoco della passione, l’uno, e la tenerezza l’altro.

 

   

 

Questo a dimostrazione che l’analisi del vissuto è uno stadio fondamentale del suo percorso creativo. Si deve altresì notare come l’ambientazione cromatica del primo e l’ambientazione paesaggistica del secondo non siano altro che poetiche trasposizioni del tema con altri linguaggi.

 

Stati onirici

Spesso Yaeko fugge dalla realtà e crea stati fiabeschi dove levità e immaginario si coniugano per portarci in un mondo dove i sogni sono possibili. Ballerine-farfalle che danzano sulle antere dei fiori e ballerine-gabbiano che danzano su un mare blu.

 

  

 

Sul tema della danza c’è tutta una gamma di opere, che va dal TANGO fino alle ballerine sul mare, che mostra questo percorso creativo a partire da una situazione realistica per arrivare ad una onirica. Anche nel quadro che può sembrare il più realistico, Tango, la presenza di quel grande fiore smorza il realismo.

 

 

Il tempo

E’ inoltre una caratteristica della sua pittura quella di fissare a volte un tempo, come se l’azione rappresentata fosse congelata ad un istante ( senza un prima e un dopo).

 

 

A volte invece si avverte uno sviluppo temporale nell’immagine riprodotta.

A volte inoltre, come osserva Giuseppe Porzi, c’è un “non detto” nelle sue opere, come se volesse velare di pudore alcuni suoi ricordi o sentimenti.

 

 

E’ sicuramente una pittura complessa che va meditata, che non deve spingerci ad una osservazione rapida a causa della chiarezza del linguaggio impiegato. Vi fa capolino l’oriente, con i suoi fiori, con la stilizzazione di alcune opere,

 

    

 

vi incombe una personalità forte, che a volte sottintende, a volte parla di sogni come di realtà, a volte scandaglia l’animo femminile, a volte usa fiori e suppellettili per creare dei simboli che ci riportano sempre al discorso del Femminile, a volte distrugge un’opera perché non riproduce perfettamente la sua idea. Sotto il suo pennello anche un mazzo di cipolle acquista una grazia ed una verve come di comari che cicalecciano.

 

 

E’ qui che mi nascono i dubbi se la definizione di pittrice iperrealista sia corretta, perché attraverso il reale dettagliato lei parla di sé e del suo intimo: i ricordi del suo oriente, i ricordi del suo vissuto, le sue fantasie, la sua solarità che la portano a proiettarsi sempre verso il futuro:

 

 

Occorre osservare l’acqua spesso presente, sia come laghetto giapponese, sia come marina di Portonovo, sia come mare aperto durante una navigazione.

 

 

Sono i suoi ricordi ed hanno un linguaggio nascosto fatto di nostalgia e di sogni. Infatti l’acqua (questo liquido amniotico) è sempre coniugato o con i peschi, o con i gabbiani in volo. Voglio dire: la tecnica è un figurativo ad alta precisione, ma la comunicazione non è riproduzione ma rielaborazione del suo vissuto intriso di sogni e realtà, di fantasie e di quotidianità. Secondo me è una pittrice intimista, dotata di grandi capacità percettive e comunicative.

 

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